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Area Scientifica

Cambiano le parole, ma quando cambiano i significati che le parole contengono? Usiamo psichiatria e salute mentale come sinonimi, due facce della stessa medaglia. Invece psichiatria e salute mentale sono due cose diverse.
Contengono significati diversi che troppo spesso si confondono. Perché non chiamiamo i Centri di Salute Mentale semplicemente ambulatori di psichiatria, come accade in qualsiasi altra branca della medicina? In questa domanda, che pongo all’attenzione dei visitatori della 9° edizione del filmfestival della salute mentale, c’è una lunga storia di contrapposizioni. Idee diverse su cosa sono i disturbi psichici, cosa è normalità e cosa malattia, su chi sta da una parte e chi dall’altra dello steccato, l’eterno bipolarismo tra ragione e follia.

Federico Russo

Federico Russo - Psichiatra - UOC Salute Mentale - Direttore Scientifico

Quaranta anni fa Basaglia disse, per sfilarsi dalla diatriba: “mettiamo tra parentesi la malattia mentale”. Oggi dobbiamo affrontare la parentesi. Perché il rischio è che tra le parentesi restino tutti i giovani che hanno bisogno di un ricovero presso un SPDC, il reparto ospedaliero dove si trattano le manifestazioni acute dei disturbi psichici. Oppure tra parentesi ci restino tutti i pazienti che non ce la fanno, che restano bloccati, chiusi, spaventati nei loro mondi psicotici. Quella che noi, con termine strettamente medico, definiamo cronicità. Oppure tutti coloro che si rivolgono a specialisti che trattano i disturbi psichici come fossero esclusivamente malattie del cervello. È evidente che psichiatria e salute mentale parlano lingue diverse e le mischiano formando una neolingua confusa, che a volte si fa fatica a comprendere.

Nel concetto di salute mentale c’è una visione molto precisa. Che tutti dobbiamo confrontarci con la nostra salute, che siamo tutti in un costante equilibrio tra salute e malattia, come ci ricordò con parole commosse e autobiografiche il Sindaco Giuseppe Sala al funerale di un grande medico italiano, Umberto Veronesi. Quindi, la psichiatria è utile per inquadrare una malattia mentale, riconoscere i sintomi, la psicopatologia, impostare un trattamento e una cura.

La salute mentale è utile perché riguarda chiunque, anche se non ha sintomi psichici inquadrabili in una specifica malattia. Una domanda che può sorgere spontanea potrebbe essere: ma vedere le cose in termini di salute, piuttosto che di malattia cambia gli esiti? Più precisamente, cambia il decorso dei disturbi psichici e il livello di benessere mentale di tutti? Io credo proprio di si. Cambia il sistema di cura, che non perde mai di vista la quota di salute che c’è in qualsiasi malattia. Cambia il rapporto nelle famiglie, perché possiamo vedere anche nelle manifestazioni di fragilità, potenzialità sane. Cambia la società che si sente vista e accolta dai servizi di salute mentale, non rifiutata in quanto “sana”. È un paradigma rivoluzionario: la società deve essere vista nei suoi bisogni di cura. Invece andiamo sempre alla ricerca della malattia. Ogni qualvolta la società si trova a confronto con il mostro, con la violenza, con il reato, si parte alla ricerca della follia. 
E subito dopo del responsabile che non l’ha riconosciuta, curata, contenuta. In questo senso anche la magistratura guarda sempre e solo alla psichiatria per giudicare le anomalie del sistema. Così nasce da una parte la psichiatria difensiva e dall’altra una società sempre più distante e deresponsabilizzata.

I disturbi mentali non hanno protocolli di cura, si possono ottenere risultati sorprendenti usando metodi molto variegati, anche non del tutto verificati. La dimensione “evidence based” nella cura dei disturbi mentali può essere utile solo se riferita a specifici comportamenti o sintomi. Se vediamo l’individuo nella sua interezza e complessità gli strumenti per misurare il benessere appaiono insufficienti. Per questo dobbiamo tornare alla questione messa tra parentesi. Dove c’è malattia c’è sempre anche salute. E la stessa cosa vale al contrario. Per questo penso che per curare bene dobbiamo avere fiducia nelle capacità sane dei nostri pazienti, imparare da loro cosa può essere più o meno utile prescrivere. E porsi con un atteggiamento meno presuntuoso, disposti ad imparare, a ricercare, a rivedere le proprie convinzioni. Sono molto soddisfatto di questa edizione de Lo Spiraglio perché mi rendo conto che anche il festival, nella sua programmazione, diventa sempre più un vero contenitore di salute mentale. E anche quando si rivolge alla dimensione più dura della sofferenza umana, che io ritengo inclusa nella psicosi, lo fa guardando alle risorse, alle qualità, all’umanità e alla complessità dell’animo umano.

Federico Russo
Direttore Scientifico